6.1. L’iconografia della Madonna della Divina Provvidenza
Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi.
Il dato da cui parto è la devozione che il popolo di Dio in Parella ha per la “Madonna della Divina Provvidenza”. Non dispongo di statistiche ma ho la certezza fornita dal fatto che sempre, tutti i giorni, le candele votive sono accese; e sempre l’accesso e la sosta davanti alla statua della Vergine col Bambino è costante, con visite brevi o prolungate. E i fiori non mancano, specie nelle feste solenni.
Sostiamo anche noi su questa immagine, lasciandoci alle spalle le fretta e la superficialità.
Sappiamo che don Plassa voleva intitolare la nuova chiesa al Cottolengo che però nel 1925 non era ancora proclamato Santo. Lo sarà nel 1934. Allora, ripiegò – diciamo così – sulla Madonna della Divina Provvidenza di cui il Cottolengo era molto devoto. Mons. Enriore, una volta ricostruita la chiesa, cercò una immagine della Madonna della Divina Provvidenza e la trovò nella tradizione dei Padri Barnabiti. In tutte le loro comunità sparse per il mondo c’è una riproduzione del quadro di Scipione Pulzone di Gaeta (1550-1597). Con buona probabilità lo portò ad una Ditta di Ortisei nel cui atelier fu preparata e dipinta così come noi la vediamo. La targhetta che fa fede, collocata a destra del piedistallo, porta la scritta “Vincenzo DEMETZ figlio di Ortisei in Valgardena”.
Ho contattato l’atelier, mi è stata data conferma della notizia, inviandomi la foto in bianco e nero , unico reperto di archivio.
Nel fascicolo “la catechesi nella tua Chiesa” (senza data, in bianco e nero, quindici paginette, curate dal giovane Beppe Gandolfo, da mons. Enriore e da Beppe Albani), c’è scritto che la statua fu offerta dal gruppo delle donne di Azione cattolica.
Ricordo anche di avere sentito il seguente racconto, verosimile. Mons. Enriore avrebbe portato a Torino da Ortisei la statua caricandola sul suo maggiolino! Vera o inventata, è una bella storia, perché chi ha ricostruito la chiesa (1953-1957), e poi altre 150 chiese in diocesi di Torino non poteva non avere confidenza con la Madonna della Divina Provvidenza.
Sostiamo un momento sul magnetismo degli sguardi. Vale per la nostra statua quello che è detto con acuta osservazione in un rapporto che mi è stato inviato da un mio amico padre Barnabita. “Se osserviamo bene la tela, quello che colpisce dell’immagine è la dolcezza dei lineamenti della Madonna e del Bambino, i cui sguardi si intrecciano in una comunicazione tenera e profonda di pensieri e di sentimenti. Le mani di Maria non solo sostengono, ma proteggono il bambino stretto al seno; la piccola mano del Bambino si posa su quella della madre in atto di fiducioso abbandono e confidenza. Singolare è il fatto che mentre Maria è raffigurata in tutta la sua grandezza di Madre di Gesù, da Lui data come Madre dell’umanità, - significato dato all’aureola che nella tradizione iconografica indica la santità -, il bambino non ha questo segno. Una bella tradizione dice che proprio questo indica che Maria non tiene in braccio e protegge solo Gesù, ma in quel bambino è raffigurata tutta l’umanità bisognosa della materna attenzione e custodia di Maria.
In Maria santissima noi cristiani vediamo la realizzazione di una presenza straordinaria di Dio che ama ogni uomo ed ogni donna del mondo e attraverso Lei manifesta quella “maternità” che insieme alla paternità esprime la completa figura dell’amore di Dio. Maria Madre della Divina Provvidenza ci aiuta a riconoscere la Provvidenza di Dio che guida la vita del mondo. Il suo esempio di Madre di tutti ci insegna a operare nel mondo con l’amore che tiene conto di tutti, soprattutto dei più bisognosi”.