4.1. Suore Santo Natale
Celebrare i 100 anni della Divina Provvidenza senza soffermarsi, almeno per qualche minuto, sull’attiguo Asilo e più precisamente sulle Suore che lì vivevano e agivano sarebbe semplicemente riduttivo. Non solo per l’opera da loro svolta, ma anche se non soprattutto per lo spirito che ha fatto costantemente da sfondo emotivo e al tempo stesso concreto alla medesima.
Un minimo di storia, per quanto gli archivi tuttora disponibili lo consentano, è dunque al riguardo essenziale. Innanzitutto della Congregazione delle Suore del SS. Natale nella sua globalità, che muove i primi passi nel 1890 a Torino per opera del canonico Francesco Bono il quale decide di aiutare un gruppo di ragazze a proseguire la loro vita di consacrazione a Dio anche nel momento in cui questo desiderio comunitario stava per varie ragioni svanendo. Tra le 12 giovani in questione, una in particolare brillava per capacità organizzative e di coordinamento: Giuseppina Cavagnero, che infatti divenne di fatto la cofondatrice dell’Istituto e la prima Superiora Generale dello stesso, col nome di Suor Natalina.
La Congregazione crebbe con rapidità pari all’entusiasmo così, in poco tempo, lasciò i ristretti locali di via Bligny per trasferirsi in corso Francia 164, dove si trova tuttora la sede principale della Casa. Fin dall’inizio, l’obiettivo principale fu prendersi cura dei bimbi poveri e abbandonati e dei malati, soprattutto quelli più bisognosi e il raggio d’azione di tale attività si estese ben presto a macchia d’olio, a cominciare dalle zone limitrofe. E’ in questo contesto che va collocato l’argomento specifico della nostra analisi: l’esperienza, durata complessivamente quasi 60 anni, delle Suore del Santo Natale presso la Scuola Materna Municipale Anna Maria Cavaglià in via Valentino Carrera 23, sempre a Torino.
Ripercorrere tappe e passaggi significativi di questo cammino è compito non solo piacevole ma per certi versi fin semplice, grazie al prezioso lavoro di ricostruzione storica fatto al riguardo da una delle Sorelle che al Cavaglià hanno trascorso un lungo periodo della loro vita religiosa: suor Balbina o se preferite Rosa, il nome “originario” e ora ripreso.
Secondo questa ricerca contraddistinta da pazienza certosina, tale attività ha inizio il 1° novembre 1931 ed è di fatto un’emanazione della Divina Provvidenza. Quando quest’ultima si è formata, la Scuola infatti non esisteva ancora ma fra gli obiettivi prioritari dell’allora Vicario fondatore, don Michele Plassa (successivamente consolidato da un altro Michele per noi “storico”, don Enriore), c’era proprio quello di costruirne una il più vicino possibile alla chiesa. Per questo il terreno della parrocchia venne dato al Comune affinché provvedesse alla bisogna e si impegnasse ad avvalersi nella struttura dell’operato delle suore e del loro impegno a favore dei bambini, dei giovani e delle attività religiose. Il Comune accettò e così nacque la Scuola Cavaglià.
Da quel momento fino al 1989 (anno in cui è terminato il servizio delle suore del SS. Natale nella Materna di via Carrera), sono state complessivamente 15 le Sorelle che hanno offerto il loro inestimabile contributo. Presenze dalla durata fra di loro ovviamente diversa ma non per questo distinguibili per rilevanza e spessore umano, ragion per cui l’unico ordine in cui ci sembra opportuno elencarle è quello cronologico, partendo dal quartetto delle “fondatrici”, se così possiamo chiamarle: tre insegnanti (suor Eucaristica Tesio, suor Rosalinda Sandroni e suor Ernestina Gazzotti) e una cuoca, suor Piera Sammartini. Quest’ultima, una donna dalle maniere decise ma buona come il pane, rimase in quella cucina fino al 1986, superando quindi il mezzo secolo di servizio!
Nel 1949 si aggiunse suor Clotilde Pelizzari: formalmente aiuto cuoca, ma nella sostanza generosissima tuttofare. Considerazione, questa, estendibile un po’ a tutte le consorelle passate negli anni al Cavaglià, nel senso che, al di là dei ruoli specifici e delle conseguenti competenze, il loro è costantemente stato un gioco di squadra, nel nome dell’interscambiabilità e della disponibilità: caratteristiche essenziali in qualsiasi settore e a maggior ragione in un’attività comunitaria.
Tre ingressi negli Anni Cinquanta: nel 1955 suor Daniele Cova, addetta alle opere parrocchiali, nel 1958 suor Alba Masaro, impegnata nell’insegnamento e Riccarda Micheletto, a sua volta insegnante ma ben presto alle prese anche con incarichi organizzativi più globali.
Il 1961 segna l’arrivo di un altro importante terzetto di insegnanti: suor Balbina Vanola, suor Prassede Trezzi e suor Raffaella Orsi. L’ultima fase della presenza al Cavaglià della congregazione registra invece l’inserimento di suor Amelia Salviato per le opere parrocchiali e delle insegnanti suor Sindone, suor Lina Sesini e suor Monica Sordino che rimane fino al 1989 quando, come già segnalato, su questa bellissima “avventura” cala il sipario. Ma prima che ciò avvenga anche nel nostro racconto, vale la pena soffermarsi ancora su qualche considerazione.
A prescindere dai singoli incarichi e interpreti, specie all’inizio le Sorelle (dipendenti comunali a tutti gli effetti) erano impegnate pure all’esterno della struttura per le visite (e le punture) agli ammalati, l’assistenza alle famiglie e la distribuzione della Comunione. La giornata-tipo prevedeva attività scolastica al mattino e parrocchiale al pomeriggio per il catechismo, più i gruppi al sabato, comprendenti anche giovani mamme. Il tutto in collaborazione con i sacerdoti della Divina Provvidenza, in modo da garantire una serie di iniziative dedicate ai ragazzi, comprese le uscite per i vari Campi.
Va infine segnalato che l’attività della Scuola continua tuttora con efficacia, grazie alla competenza e alla passione delle maestre laiche comunali. Ma nell’immaginario collettivo e nei ricordi di molti degli abitanti di borgata Parella, soprattutto se ormai “dotati” di capelli bianchi, quello di via Carrera 23 resta (e probabilmente resterà per sempre) l’Asilo delle Suore!
4.2. Scuola materna Anna Maria Cavaglià Torino
Le attività iniziarono 1° novembre 1931
Le suore che sono entrate a far parte della scuola materna sono:
- Sr. Eucaristica Tesio ( 1931 – 1956) insegnante
- Sr. Rosalinda Sandroni (1931 – 1946) insegnante
- Sr. Ernestina Gazzotti (1931 – 1965) insegnante
- Sr. Piera Sammartini (1931 – 1986) cuoca
- Sr. Clotilde Pelizzari (1949 – 1970) aiuto cuoca
- Sr. Daniele Cova (1955 – 1958) opere parrocchiali
- Sr. Alba Masaro (1958 – 1962) insegnante
- Sr. Riccarda Micheletto (1958 – 1989) insegnante
- Sr. Balbina Vanola (1961 – 1989) insegnante
- Sr. Prassede Trezzi (1961 – 1969) insegnante
- Sr. Raffaella Orsi (1961 – 1974) insegnante
- Sr. Amelia Salviato (1970 – 1982) opere parrocchiali
- Sr. Sindone (1979 – 1973) insegnante
- Sr. Lina Sesini (1965 – 1988) insegnante
- Sr. Monica Sordino (per qualche anni fino 1989) insegnante
Il Vicario era don Plazza e Vicario don Michele Euriore. La scuola non esisteva e Mons. Euriore chiese al Comune di To di costruire una scuola vicino alla chiesa. Chiese il permesso di usare il terreno della parrocchia cedendolo al comune per costruire una scuola mettendo come obbligo di mettere delle suore per poter servire la chiesa, i bambini, i giovani ecc. il Comune ha accettato a costruire la scuola materna “Anna Maria Cavaglià”.
Le suore erano dipendenti comunali in tutti gli effetti. Le giornate erano organizzate in questo modo: al mattino a scuola; al pomeriggio alle attività della parrocchia come catechismo, ragazzi…, al sabato con i gruppi in collaborazione con giovane mamme.
Le prime suore andavano a trovare gli ammalati, distribuzione Comunione, visita alle famiglie, le punture agli ammalati.
Collaboravano molto con i sacerdoti. Sono stati anni bellissimi sia nella scuola, come in parrocchia. C’erano tantissimi ragazzini nelle classi elementari, medie…. uscite con i ragazzi per le campo scuole ecc.
La presenza delle suore del SS. Natale è cessata nel 1989.
La scuola però continua con le maestre laiche comunali.
4.3. Comunità religiosa delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret
Residenti in Via Asinari di Benezzo 34
In una parrocchia, posta sotto la protezione della Madonna della Divina Provvidenza. anche i numeri diventano segno di provvidenza, allora ci permettiamo anche noi di partire dai numeri per scendere nelle profondità della nostra presenza nella storia parrocchiale.
Bene, non compiamo 100 anni, come la parrocchia, ma ci siamo inserite in questa provvidenza anche noi nel secolo scorso, ossia il 27 agosto 1983 (41 anni fa). Da quella data ad oggi sono entrate in questa storia parrocchiale circa 25 suore della Carità. Sono numeri ma rivelano carismi, persone, testimonianze e cammini insieme nel futuro di Dio.
La comunità, inizialmente, prese il nome non della via ma: “Magnificat” perché voleva essere una presenza, come quella di Maria, intessuta di lode a Dio e, per la gente, richiamo dell’amore di Dio per tutti noi. Questo nome iniziale, non pubblicizzato e lentamente sostituito dalla via, continua a voler essere significativo e reale.
Questa comunità è sempre stata polivalente, ossia con suore che esercitano vari servizi e, in futuro, speriamo anche di diversi Paesi. E’ inserita in parrocchia, residente in uno stabile parrocchiale che, all’arrivo delle suore, da stabile scolastico, doveva essere trasformato in mini - alloggi per anziani. Prospettiva che avrebbe offerto loro un ulteriore campo di apostolato. Non essendosi realizzato il progetto, la comunità ha tentato di aprirsi alle giovani in ricerca vivendo insieme un’esperienza di vita, di condivisione, di preghiera e di servizio. Successivamente la comunità ha accolto sorelle dell’Istituto Prinotti e degli ospedali di Torino che, per cambiamenti storici, dovevano lasciare la loro collocazione abitativa nella struttura pur continuando a completare gli anni lavorativi.
Le suore della comunità hanno cercato subito di offrire il loro contributo in alcune realtà parrocchiali soprattutto a livello infermieristico e di catechesi. La loro presenza però, tanto più, attualmente tutte in “pensione” - come si dice - continua ad offrire tutti quei servizi che le vengono richiesti. Possiamo sottolinearne alcuni: attenzione ai malati e agli anziani, a chi è in difficoltà (iniezioni, amicizia, dialogo, presenza e conforto eucaristico, compagnia). Offriamo presenza ed aiuto nei due gruppi degli anziani delle due parrocchie, nelle celebrazioni di veglie… La presenza che vorremmo rendere sempre più efficace è quella silenziosa che dice: ci siamo, abbiamo scelto “Dio Solo” (come esprime il nostro motto) per voi che amiamo o meglio che cerchiamo di amare con l’amore di un Dio-Trinità che si spalanca a tutti, rende tutti fratelli e sorelle dello stesso Padre. Vorremmo davvero essere, come si è espressa l’ultima sorella arrivata in comunità, “il sorriso di Dio”. Forse sono pretese, ma insieme possiamo diventarlo per tutti coloro che stabilmente o di passaggio si pongono sotto la protezione della Madonna della Divina Providenza.
Il nostro carisma, che Santa Giovanna Antida ha ricevuto da Dio per mezzo dello Spirito Santo, é: “amare Gesù Cristo, amare e servire i poveri che sono sue membra, manifestare loro l’amore del Padre”. Un amore che non lascia nella povertà ma che, insieme, ci conduce a camminare verso una vera promozione umana e cristiana. Giovanna Antida ci ripete, ancor più insistentemente oggi, nell’attuale cultura dello “scarto”: “la Carità cristiana abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi, e tutte le persone, senza fare distinzione, di età, di sesso, di condizione”. Volare ovunque incontro all’indigenza, servire con “tenera sollecitudine” i poveri nei vari bisogni spirituali e temporali, “lavorare per la loro felicità e soprattutto per la loro salvezza”.
Ora, incamminandoci verso I 42 anni di presenza, facciamo nostre la parole che Papa Francesco rivolgeva ai partecipanti all’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale italiana nel 2014:
“Liberi dalle cose e da sé stessi, …., rammentano a tutti che abbassarsi senza nulla trattenere è la via per quell’altezza che il Vangelo chiama carità; e che la gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta.” Questa via, questa altezza, questa gioia, questa carità, questa fraternità vissuta… ci auguriamo di viverla insieme e, perché NO verso ulteriori 100 anni, noi non certamente quaggiù ma gioiosamente nella Provvidenza dell’amore eterno.
Suore che sono vissute nella Comunità di via Asinari di Bernezzo dalla sua apertura: 27 agosto 1983 ad oggi 2024
Nome |
Periodo |
|
---|---|---|
Adriana Fenoglio |
Nel 2008 |
è a Volpiano |
Angela Teresa Pregnolato |
dal 2011 al 2021 (10 anni) |
è a Roma |
Anna Leonarda Priano |
nel 1997 |
è a Giaveno |
Anna Rosa Frandino |
nel 1988 |
è a Giaveno |
Anna Rossi |
Nel 2008 |
è a Milano |
Anna Teresa Chialva |
nel 1994 |
|
Celestina Ceriani |
nel 1988 |
|
Gioachina Pesce |
nel 1988 |
|
Ildegarde Garberi |
dal 1988 al 1994 - dal 2002 al 2008 (14 anni) |
|
M. Chiara Molinengo |
nel 2009 |
è a Roma |
M. Rosalia Fornero |
nel 1996 |
|
Maria Carmela Fanelli |
dal 1988 al 1991 - dal 2011 al 26/11/2021 giorno della sua morte |
|
Paola Sozzi |
nel 1988 |
|
Serena Viapiana |
nel 2012 |
è a Milano |
Stefanina Pittavino |
nel 1992 |
|
Teresina Colletto |
nel 2004 |
Suore della comunità
Nome |
Periodo |
---|---|
Laura Solero |
Primo nucleo 1983 |
Marta Manzoni |
|
Ines Bertaina |
È ad Alassio |
Luciana Olocco |
|
Robertina Caula |
L’attuale comunità
Nome |
Periodo |
---|---|
Maria Guasco |
dal 2022 |
M. Luisa Ferrero |
dal 2009 |
Antonietta Minetola |
dal 2016 |
Jole Stradoni |
dal 2022 |
4.4. Remo Franch
La Regione d’Italia raccomanda alle nostre fraterne preghiere, il nostro caro fratello REMO FRANCH della comunità marianista di Villa Chaminade, Verbania Pallanza, Italia, morto al servizio della SS.ma Vergine il 6 aprile 2020 a Pallanza, a 94 anni di età e 76 di professione religiosa.
Remo era nato il 3 febbraio 1926 dalla famiglia numerosa di Riccardo e Angela Luchi, a Cloz (Trento) in Val di Non. Cloz un piccolo centro agricolo immerso in una campagna quasi esclusivamente a coltivazione di frutta (mele e pere); della sua terra di origine andava fiero, perché gli abitanti quasi tutti contadini erano cresciuti nel rispetto della legge sotto la disciplina e il rigore del- l’amministrazione austriaca, che ha governato quelle terre fino alla Prima Guerra mondiale. Terra generosa anche con il Signore, a cui ha donato tante vocazioni religiose, tra cui cinque marianisti.
Remo ebbe modo di conoscere la Società di Maria dalla frequentazione di alcuni marianisti che lo invitarono alla loro scuola di Pallanza. Dal 10 settembre 1937 poté frequentare la Scuola media e in seguito, il Ginnasio e il Liceo. L’ambiente familiare carico di attenzioni (Remo aveva perso la mamma Angela quando aveva soli tre anni) e le buone amicizie portarono il giovane Remo a scegliere la vita religiosa con la domanda esplicita di entrare al Noviziato, che allora aveva sede a Villa Castelli di Pallanza: un anno di studi religiosi e di pratica della vita comunitaria. A conclusione dell’anno, il 29 agosto 1943, in piena Seconda guerra mondiale, Remo chiede al superiore Provinciale di poter fare i primi voti: “Sono in attesa del giorno più lontano, in cui potrò anch’io domandarle di fare i voti perpetui, per legarmi definitivamente al Signore e togliermi così dal pericolo di essere infedele alla mia vocazione, per l’instabilità dell’umana natura”.
Dopo due anni di scolasticato a Roma, Remo torna a Pallanza inserito nella comunità scolastica. Nel frattempo che ne pensano i superiori del giovane Remo Franch? L’Ispettore marianista, Pietro Monti, così sintetizza il suo giudizio: “E’ uno dei migliori giovani religiosi della nostra comunità di Pallanza: è attivo, zelante, sotto- messo, senza pretese, si dà anima e corpo all’Opera. Riesce bene con gli alunni ed è apprezzato da tutti, docile e molto stimato dai confratelli”.
Gli anni passano e Remo con la stima riconosciuta, è inviato a Brusasco (Torino) nella nuova casa di formazione dei futuri marianisti, e fa parte di una comunità di pionieri coraggiosi, pronti al sacrificio. Dopo quattro anni al Nord, dal 1953 al 1959, è al Collegio Santa Maria di Roma, dove collabora all’animazione e nello stesso tempo frequenta l’Università La Sapienza, dove si laurea nel 1954 in Lettere moderne.
Una tappa importante per Remo è la nomina a direttore della nuova casa di formazione degli Scolastici “Villa Chaminade” a Pallanza: per lui lasciare Roma è stato uno strappo assai difficile da assorbire; così dal 1959 al 1963 guida i giovani marianisti che frequentano il Liceo S. Maria di Pallanza: la loro formazione è fatta con lo studio, il lavoro manuale, la preghiera, lo svago e le lunghe passeggiate e soggiorni in montagna.
Remo Franch era una persona concreta, gustava il bene e le cose fatte con pun- tualità e precisione; riservato, dall’animo delicato e sensibile; misurato nel linguaggio ma capace di fermezza nelle decisioni. Uomo riservato che non amava il palco- scenico, tanto che è difficile trovare qualche suo scritto, aldilà delle numerose lettere. Preferì operare per il bene degli altri, in silenzio.
Ma i superiori sanno di poter contare su Remo Franch. Così nel 1963 è a capo di una nuova comunità marianista a Torino e preside della Scuola media “Madonna della Divina Provvidenza”.
Remo, scalatore di montagne e infaticabile lavoratore, non può prevedere che sta per scrivere la pagina più gloriosa della sua vita, perché rimarrà a Torino come preside della Scuola per 30 anni. Nel libretto celebrativo del 30° della Scuola, Remo ha scritto agli ex alunni, ai docenti e agli alunni: “Con sincerità voglio dirvi che vi ho veramente amati e che questi 30 anni li ho dedicati solo a voi: dall’Eucarestia quotidiana e dall’amore per la Vergine santa mi è derivata la forza. Io ho ricevuto tanto da voi:
mi avete aiutato a vivere la mia vocazione. La vostra giovinezza, ogni giorno, mi ha caricato di sempre nuove motivazioni”.
Mons. Michele Enriore parroco da cui dipendeva la scuola, così descrive il preside Franch: “Pieno di vita, di buona volontà e soprattutto di fede, devoto della Madonna: proprio il tipo tagliato per la nostra Madonna della Divina Provvidenza. A pieni voti, Remo Franch ha corrisposto alla sua vocazione di religioso marianista e di educatore di giovani. La sua scorza sembrava dura, esigente; ma la disciplina, lo studio sono necessari per imbrigliare le forze vive di tanti ragazzi. La scuola sì, ma anche il doposcuola, i ritiri per studenti e genitori, le gite scolastiche e le vacanze ad Extrapieraz, in Valle d’Aosta”.
Toccò il cielo quando nel 1965, con cinquanta giovani portò la statua della Madonna al Polluce-Monterosa (4000 m); e tutti gli anni ritornava a quella fatica per salire ad abbracciare e pregare la Madonna per i suoi allievi: l’ultima volta quando compì gli 80 anni di vita.
Pasqua 1993, la data del commiato, velata dalla tristezza, segnò la fine dell’esperienza torinese di Remo Franch preside, per limiti di età, per obbedienza ai superiori. Lo salutavano ex alunni già papà e mamme, molti affermati professionisti in città, con una pubblicazione per il 30°.
Lasciato Torino, Remo Franch e la comunità si trasferirono al Collegio S. Maria di Pallanza, dove trovano una comunità numerosa. A Pallanza si è incontrato con diversi confratelli con cui aveva già lavorato, e la possibilità di rimanere in contatto col mondo giovanile. Ma anche al S. Maria ha la responsabilità di una numerosa comunità che guiderà fino al 2001, quando si è trasferito con la comunità, dopo la chiusura dell’Istituto, a Villa Chaminade a “costruire” con il lavoro manuale e la preghiera: qui ha ritrovato la passione per la cura del giardino ricco di azalee, rododendri, camelie, magnolie, rose: il tutto benedetto con tre corone del Rosario, sgranato ogni giorno. La sordità ha appesantito gli ultimi anni, che lo hanno reso un poco assente, ma pur partecipe a tutti i momenti della vita comunitaria. Da ultimo gli è stata affidata la caratteristica e preziosa missione dei più anziani: pregare per Chiesa e per la Società di Maria. La morte lo ha raggiunto e accompagnato, con un passaggio sereno all’incontro col Signore e la Vergine Maria. Le sue Ceneri riposano al camposanto di Cloz.
Evasio Rota, sm