5.1. Storia Civile
“Stringendovi a Cristo, pietra viva scartata dai costruttori ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati per la costruzione di un edificio spirituale”-
La citazione di San Pietro (1 Pt 2; 4-5) sembra fatta apposta per descrivere le trasformazioni urbanistiche di Borgata Parella negli ultimi cent’anni .
In principio era la devastazione provocata dalla Grande Guerra, tanto chche l’allora Arcivescovo Card. Gamba aveva avuto più di una perplessità nell’ assecondare il giovane Don Michele Plassa a fondare una Chiesa locale in un posto dove non c’era più niente.
Di lì a poco il niente degli esordi cominciò a popolarsi di case e di cose con l’avvio delle opere di urbanizzazione degli anni Trenta. I più anziani ricordano poche case sparse a fare da corona ad un Corso Monte Grappa appena tracciato con dai paletti del cantiere completamente coperto da coltivazioni di grano in mezzo alle quali svettava un monumento di pietra con su scritto “Ditta Renzi Torino”. Sembra un passo di Carlo Levi ma è una realtà visibile ancor oggi all’angolo con Via Nicola Fabrizi; e poi, mentre l’illustre scrittore constatava con amarezza che Cristo si è fermato ad Eboli, noi possiamo tirare un sospiro di sollievo: Egli ha proseguito il cammino , è venuto in Borgata Parella e si è trovato bene.
Vespasiano a parte, la crescita urbanistica del Borgo seguì un concetto di periferia che trovava radici nella mentalità degli anni della Ricostruzione. La Viberti di corso Peschiera, imponente stabilimento che aveva attirato le bombe alleate, era così vicina da arrivarci a piedi ma così lontana dal modello di sviluppo che andava prendendo piede negli anni 50, fatto di imprese artigiane in cui l’orologio che scandiva le ore di lavoro era una variabile poco significativa. Un tessuto di piccole imprese destinato a diventare il primo nucleo dell’ indotto FIAT.
Emblematica a tale proposito è la geografia di Via Crevacuore , conosciuta come la Via delle Carrozzerie, per la massiccia presenza di battilastra, operai che con il martello ed una pazienza da santo modellavano le lamiere su profili arditi di ogni genere. Iniziava così la crescita di piccoli laboratori che occupavano il deserto in modo estensivo ma con minime altezze, quelle di un piano terreno, su su fino a Piazza Campanella ed oltre, fino al serbatoio dell’ acquedotto che fa ombra alla chiesa di Sant’Ermenegildo.
Non mancavano naturalmente le realtà più grandi ed articolate. Ricordiamo tra le altre la Rosso Industrie, nell’area di Via Salbertrand 69 (dove oggi sorge un supermercato) , la ROSSO DI Via Borgomanero 50, specializzata in macchine per maglieria ; più in periferia la LMP , lavorazione materie plastiche, GIUSTINA dove oggi sorge una RSA e che rappresentava l’estrema periferia il cui ultimo baluardo di città (non di civiltà) era rappresentato dalla Comunità di Suore di Via Serviais. Una citazione d’obbligo all’officina di fumista di Giuseppe Bonello, costruttore di stufe a segatura finemente lavorate a mano : alle 7 del mattino il maglio di Rosso annunciava al piccolo mondo l’inizio di una nuova serena giornata di lavoro e subito dopo il suo martello iniziava il controcanto ritmato.
Oggi molte di queste attività non ci sono più, avendo trasferito i locali di produzione nella prima e seconda cintura. Resta invece un tessuto di laboratori riconvertiti ad attività terziarie che hanno impedito un’edificazione intensiva di unità abitative . Un po’ perché i proprietari dei locali hanno mantenuto un ricordo visibile degli anni ruggenti, un po’ perché l’iniziativa dei figli e nipoti ha portato ad un riutilizzo che consente un viaggio della memoria con destinazione futuro.
Una sorte meno felice hanno incontrato i cinema della Borgata, di cui ormai si è persa la memoria. Ricordiamo il Venalzio di Via Venaus e l’immenso CINE STAR di piazza Chironi ; chiusi negli anni 90, oggi al loro posto sorgono condomini.
Ma la crescita urbanistica del nostro Borgo si rivela intimamente connessa con la Comunità Cristiana che cresceva con esso. Le figure di Don Plassa , adhuc mendicans pro pauperibus ( che si traduce : a l’è sempre ‘n camin ca ciama) e di Mons. Michele Enriore, costruttore di chiese e di fedeli entusiasti ed impegnati hanno raccolto intorno alla Divina immigrati dal Piemonte, dal Veneto e dal Sud che si sono sentiti coinvolti in uno stile di vita; un mix di fede, di operosità e di progettualità di vita tali per cui non si distingue più dove finisce l’uno e dove comincia l’altro. I loft che popolano Borgata Parella ne sono autorevole testimonianza: pietre vive.
Piero Bonello